L'antico nucleo della città di Brescia è ubicato sul colle Cidneo, che conserva ruderi di insediamenti risalenti al 1200 a.C. Nonostante l'identità delle popolazioni preromane insediatesi sia ancora discussa, la versione maggiormente riconosciuta è che i primordi linguistici di Brescia siano legati all'antica popolazione dei Liguri: Cidneo richiama il mitico re Cidno che fortificò l'altura e su cui oggi si staglia il Castello, simbolo della città; Brescia nasce dall'aspetto frastagliato del terreno su cui sorge, il termine Brixia infatti ha origine da "brg, brig, brik", che rimanda al concetto di "monte, cima, culmine".
La città si configura come centro urbano organizzato solo a partire dall'alleanza con l'Impero Romano. Vi sono resti di domus romane rinvenuti nel chiostro e nel cortile di Santa Giulia, sotto la basilica di San Salvatore, nell'Ortaglia del convento di Santa Giulia e nella zona dell'Istituto Artigianelli. Ma il lascito più spettacolare del periodo romano è certamente il Capitolium, tempio dedicato alla "triade capitolina", Giove, Giunone e Minerva, eretto dall'imperatore Vespasiano nel 73 d.C., con il vicino Teatro Romano.
Dopo il declino dell'Impero, Brescia diviene capitale di uno dei più importanti ducati longobardi (VII sec. d. C.) e sede di considerevoli centri civici e religiosi, quale ad esempio il complesso monastico benedettino femminile di San Salvatore-Santa Giulia, sorto nel 753 d.C. per volere del re Desiderio. Proprio in questo edificio Alessandro Manzoni ambientò la tragedia Adelchi, narrando di Ermengarda, la sfortunata figlia del re andata sposa a Carlo Magno, re dei Franchi, che poi conquisterà la città.
Al disgregarsi del Sacro Romano Impero, Brescia vive un periodo di contese sanguinose e rinnovamento religioso: risale al 1155 la morte del frate Arnaldo, arso sul rogo perché eretico in quanto oppositore alla corruzione del clero. Nel 1090 Brescia diviene libero Comune e intraprende una forte attività di rinnovo urbanistico. Ne sono testimonianza gli edifici medievali del Broletto con la torre del Popolo (1223-27), esemplare palazzo comunale lombardo, e la cattedrale romanica della Rotonda (Duomo vecchio).
Nel 1426 Brescia entra a far parte del territorio della Repubblica Veneta, alla quale rimane legata fino al 1797. Ad arricchire i miti fondativi della città di Brescia vi è la leggenda legata al terribile assedio delle truppe viscontee, durato dal 1438 al 1440, secondo il quale le milizie nemiche vennero messe in fuga dall'apparizione dei Santi patroni Faustino e Giovita. Nel 1512 anche le truppe francesi di Gastone di Foix assediarono Brescia.
In questo secolo i pittori Foppa, Romanino, Moretto e Savoldo crearono le opere più famose del Rinascimento bresciano, conservate nella Pinacoteca Civica e nelle chiese cittadine. Durante il lungo periodo di pace, la dominazione veneta favorisce lo sviluppo di attività agricole e artigianali, tra le quali si distinguono la coltivazione di vigneti nella zona della Franciacorta e la produzione di armi.
Alla fine del XVIII secolo le truppe francesi guidate da Napoleone pongono fine alla dominazione della Serenissima. Alla caduta di Napoleone la città entra nei domini asburgici del Regno Lombardo-Veneto e gioca un ruolo di prim'ordine nella vicenda risorgimentale: durante le Dieci Giornate del 1849 insorge contro gli austriaci, conquistandosi l'appellativo di "Leonessa d'Italia".
Dopo l'unificazione del Regno d'Italia, il bresciano Giuseppe Zanardelli diviene più volte ministro e capo del governo (1901/1903). Negli anni trenta un intervento di modernizzazione del centro cittadino porta all'inaugurazione di piazza della Vittoria, significativa testimonianza delle tendenze urbanistiche del regime fascista. Dopo la guerra mondiale inizia un grande sviluppo industriale che la pone fra le più importanti città italiane per le attività economiche. Tra i suoi cittadini più illustri è da ricordare Giovanni Battista Montini divenuto Papa Paolo VI, al quale è stata dedicata la piazza del Duomo.
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